Ho scelto quest’immagine perché nonostante le difficoltà che mi ostruiscono cerco sempre di andare avanti.
mercoledì 11 gennaio 2012
esercizio per le vacanze
Ho scelto quest’immagine perché nonostante le difficoltà che mi ostruiscono cerco sempre di andare avanti.
lunedì 2 gennaio 2012
la storia del judo
il judo nacque in un contesto storico difficile per il Giappone.
Nel 1853 il commodoro Matthew C. Perry, della Marina Militare degli Stati Uniti d'America entrò nella baia di Tokio e consegnò un messaggio dove veniva chiesto di aprire i porti e il commercio. così il Giappone smise di essere isolato e molto velocemente vennero fatte delle importantissime riforme a carattere occidentale. Quella che sconvolse di più il popolo giapponese era quella che proibiva il feudalesimo( che c'era da secoli) e che aveva proibito la suddivisone sociale in quattro classi: samurai, contadini, artigiani e mercanti e aveva messo una suddivisione in tre classi: nobiltà, borghesia e popolo.
In questa nuova divisione sociale non c'era più posto quindi per i samurai e nel 1876 la loro casta venne ufficialmente fatta scomparire con un editto. Ora vi chiederete perché vi sto raccontando la storia del Giappone, ma il judo nacque proprio grazie a questo.
Con la comparsa delle armi da fuoco pian piano le palestre iniziarono a svuotarsi e così molti dojo vennero chiusi per la mancanza di allievi. Quei pochi che rimasero aperti erano per lo più frequentati da ex samurai che però, non potendo fare altro che dedicarsi all'arte del combattimento( visto che era l'unica cosa che gli riusciva) erano spesso coinvolti in azioni violente e criminali che colpirono a tal punto l'opinione pubblica che: quando la gente sentiva espressioni come jū-jutsu e tai-jutsu (che erano le arti marziali che si studiavano nei dojo) allora subito collegava queste non al benessere fisico e mentale ma bensì ad azioni criminali, violente.
Anche per questo Jigoro Kano diede il nome innovativo judo a quest' arte marziale.
Nel 1879 il jū-jutsu venne fatto conoscere agli americani con un'esibizione a cui prese anche parte Jigoro Kano che riguardava il randori(combattimento) e il Kata. Ebbe un buon successo tanto che il presidente degli Stati Uniti Grant confidò che avrebbe voluto che il jū-jutsu divenisse popolare in America.
Dopo essersi preso una laurea in Lettere e aver appresso molto bene attraverso molto dojo e molto sensei(maestri) Kano decise di fondare un proprio dojo nel febbraio del 1882 affittando tre stanze in un tempi buddista a Tokio; con la fondazione del proprio dojo nacque l'arte del judo. Questo nuovo stile venne conosciuto però inizialmente sotto il nome di Kanō jū-jitsu o Kanō jū-dō, poi come Kōdōkan jū-dō o semplicemente jū-dō o jūdō. Quest' aatre si fondava sulla scienza tanto da dire che il judo è la vittoria della scienza nel jujitsu. Infatti Jigoro Kano era un razionalista e presi le tecniche del jujitsu per studiarle da un punto di vista scientifico. Ecco cosa affermava:
« Ovviamente non fu possibile esaminare a fondo ogni tecnica del Kōdōkan jūdō su basi scientifiche. Ma in generale, poiché esse erano modellate secondo principî scientifici, la loro superiorità rispetto alle vecchie scuole fu subito evidente "Nel 1905 il judo aveva già preso il posto del jujitsu in molto dojo diventando così Kodokan. Agli inizi del ventesimo secolo oramai ogni città giapponese aveva almeno un dojo e quindi il judo si diffuse in tutto il Giappone con una velocità enorme. In contemporaneo questa disciplina si diffuse anche nel mondo portata da coloro che potevano entrare in contatto con questo popolo cioè commercianti e militari; fu anche molto importante l'arrivo in Europa di maestri istruiti direttamente da Kano nel 1915. Kano muorì nel 1938, dopo la disfatta del Giappone nella seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti imposero una durissima censura nei confronti del judo in quanto era vista come una disciplina che esaltava i valori della guerra e molti documenti e filmati riguardanti esso furono distrutti. Nel dopo guerra grazie a una filosofia agonistica più occidentale l' obbiettivo del judo pian piano non divenne più quello di cercare la perfezione della tecnica ma si cercò più di valorizzare il vantaggio minimo in combattimento. Questo radicale cambiamento si affermò con l'entrata in scena degli atleti dell'ex URSS i quali per secolo avevano combattuto con la lotta sambo che si concentrava nelle tecniche di colpi. Ancora oggi il judo per una parte delle persone che lo praticano vuol dire puntare solo a vincere senza cercare di curare bene la tecnica. Ma le federazioni sportive internazionali hanno cercato di ridare al judo quei valori che si erano persi e pertanto, nella scelta del dojo, è importante affidarsi a maestri di provata esperienza che tengano corsi per tutti, quindi sia per l'agonista quanto per l'amatore, indipendentemente dall'ambito della federazione o dell'ente promozionale. |
domenica 1 gennaio 2012
le tecniche del judo
Esse si suddividono in diversi gruppi:
Nage-waza (tecniche di proiezione), tali tecniche sono metodi di proiezione dell'avversario atti alla neutralizzazione della carica offensiva di quest'ultimo. sono in tutto 67 tecniche suddivise in 5 gruppi. Alcuni esempi:
Harai goshi:
Ushi mata:
O soto gari:
Queste tecniche vengono tutte usate nel randori (combattimento) e nell' uchikomi (sarebbe il metodo migliore per allenarsi a imparare e a perfezionare tecniche perché è un esercizio in cui entrambi i judoka dovranno applicarsi a vicenda le varie tecniche). In gara però alcune di esse sono state vietate come ad esempio quelle tecniche che consistono nell'andare a prendere direttamente sotto la cintura(anche se però è ancora permesso fare queste tecniche in combinazione); quindi ci sono anche limitazioni riguardo alla categoria di appartenenza, infatti tecniche ove ci si sporta a terra per farle all'avversario che rimane in piedi sono vietate per coloro che sono nella categoria esordienti (da 13 a 14 anni).
Quindi ci sono le katame-waza (tecniche di controllo). tali tecniche possono essere eseguite nel ne-waza ( tecnica o combattimento al suolo) in successione ad un nage-waza, ovvero a seguito di un hairi-kata ( forma d'entrata, opportunità), oppure –in rari casi– come azioni propedeutiche ad una proiezione; si dividono in 3 gruppi: tecniche di controllo a terra (osaekomi waza), strangolamenti (shime waza), leve(kansetsu waza).
Alcune di queste categorie di tecniche sono soggette a limitazioni in gara, cioè: per gli esordienti sono vietate le tecniche di strangolamento e di leve, mentre gli strangolamenti sono permessi ai cadetti(da 15 a 16 anni) e le leve sono permesse agli juniores e ai senior.
Poi ci sono le tecniche di atemi-waza cioè le tecniche dei colpi inferti, vengono applicate solo nei Kata e nella difesa personale, in forme preordinate di attacco e di difesa. Sono suddivise in: tecniche dei colpi con l’arto superiore (Ude ate) (punta delle dita, pugno, lato del mignolo, gomito, ecc.) e tecniche dei colpi con l’arto inferiore (Ashi ate) (ginocchio, avampiede, tallone ecc.).
Nage-waza (tecniche di proiezione), tali tecniche sono metodi di proiezione dell'avversario atti alla neutralizzazione della carica offensiva di quest'ultimo. sono in tutto 67 tecniche suddivise in 5 gruppi. Alcuni esempi:
Harai goshi:
Ushi mata:
O soto gari:
Queste tecniche vengono tutte usate nel randori (combattimento) e nell' uchikomi (sarebbe il metodo migliore per allenarsi a imparare e a perfezionare tecniche perché è un esercizio in cui entrambi i judoka dovranno applicarsi a vicenda le varie tecniche). In gara però alcune di esse sono state vietate come ad esempio quelle tecniche che consistono nell'andare a prendere direttamente sotto la cintura(anche se però è ancora permesso fare queste tecniche in combinazione); quindi ci sono anche limitazioni riguardo alla categoria di appartenenza, infatti tecniche ove ci si sporta a terra per farle all'avversario che rimane in piedi sono vietate per coloro che sono nella categoria esordienti (da 13 a 14 anni).
Quindi ci sono le katame-waza (tecniche di controllo). tali tecniche possono essere eseguite nel ne-waza ( tecnica o combattimento al suolo) in successione ad un nage-waza, ovvero a seguito di un hairi-kata ( forma d'entrata, opportunità), oppure –in rari casi– come azioni propedeutiche ad una proiezione; si dividono in 3 gruppi: tecniche di controllo a terra (osaekomi waza), strangolamenti (shime waza), leve(kansetsu waza).
Alcune di queste categorie di tecniche sono soggette a limitazioni in gara, cioè: per gli esordienti sono vietate le tecniche di strangolamento e di leve, mentre gli strangolamenti sono permessi ai cadetti(da 15 a 16 anni) e le leve sono permesse agli juniores e ai senior.
Poi ci sono le tecniche di atemi-waza cioè le tecniche dei colpi inferti, vengono applicate solo nei Kata e nella difesa personale, in forme preordinate di attacco e di difesa. Sono suddivise in: tecniche dei colpi con l’arto superiore (Ude ate) (punta delle dita, pugno, lato del mignolo, gomito, ecc.) e tecniche dei colpi con l’arto inferiore (Ashi ate) (ginocchio, avampiede, tallone ecc.).
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